Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni
favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati,
per lo svolgimento di attività di interesse generale,
sulla base del principio di sussidiarietà

(art. 118, co. 4, Costituzione italiana)

 

Abbiamo chiara l'immagine della cura e della crescita del benessere di una comunità attraverso un impegno partecipato che metta al primo posto la tutela dei beni comuni. Tutti, infatti, hanno diritto a fruire dei beni materiali e immateriali che sono patrimonio collettivo e nessuno può escludere qualcuno dall'accesso a questi beni; tutti però abbiamo il dovere e la responsabilità della cura dei beni.
Lo strumento che proponiamo per dare nuovo slancio alla vita democratica della città e per offrire soluzioni efficaci ed efficienti ai problemi della polis è il patto di collaborazione ovvero, prendendo a prestito la definizione di Pasquale Bonasora (presidente di Labsus-laboratorio per la sussidiarietà) «un atto della pubblica amministrazione in cui cittadini e istituzioni condividono obiettivi da raggiungere definendo insieme, volta per volta, cosa è l'interesse generale».

Lo strumento trae origine dal quarto comma dell'art. 118 della Costituzione dove si afferma che i cittadini, singoli e associati, sono sostenuti dalle istituzioni nello svolgimento di attività fnalizzate all'interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà.

Il patto di collaborazione è un modello di amministrazione condivisa, ovvero una pratica di amministrazione dove cittadini e istituzioni stabiliscono un nuovo rapporto non più verticale tra amministratori e amministrati, ma orizzontale, ovvero di collaborazione tra soggetti che si relazionano alla pari.

La cura di uno spazio, l'organizzazione di un evento o di un servizio, la promozione di attività socio-culturali, diventa un atto della pubblica amministrazione ma ancor di più “una relazione” tra cittadini e istituzioni che insieme hanno deciso cosa è l'interesse generale in una data circostanza e cosa fare e come fare per raggiungere l'obiettivo che insieme ci si è dati.

Più sono le persone che prendono parte all'amministrazione di una città, più lo strumento ha successo ed è coerente con l'obiettivo dei patti di collaborazione e della amministrazione condivisa che non si risolve solo con la realizzazione di un patto di collaborazione ma con la crescita del legame tra i cittadini e i beni comuni.

Nel nostro ordinamento giuridico si distingue tra beni di proprietà pubblica e beni di proprietà privata; nel momento in cui i cittadini pensano a un nuovo uso di un bene, alla sua rivalutazione o al recupero, e tramite la realizzazione del patto di collaborazione ne allargano la fruizione a nuovi individui, nell'immediato o in funzione della sostenibilità per le future generazioni, in quel momento il bene, privato o pubblico, diventa bene comune.

Più di 250 comuni in Italia hanno già adottato dei regolamenti per l'amministrazione condivisa dei beni comuni facendo proprio uno strumento generativo di migliaia di patti di collaborazione ovvero di tanti progetti che hanno portato alla fruizione di spazi, saperi, diritti, servizi, etc.

Numerosi parchi, edifici, quartieri e siti di varia natura grazie alle iniziative di cittadini e ai patti di collaborazione sono divenuti luoghi con nuova vita, frequentati dalla comunità che usufruiscono di beni che sono diventati zone verdi, musei, scuole, palestre popolari, punti di informazione, centri polifunzionali e attività di vario tipo che hanno dato nuova vita agli spazi delle città.

In altri casi, invece, i patti di collaborazione sono divenuti aiuto per le comunità , come il caso degli psicologi di Latina che hanno prestato un servizio per il benessere della comunità durante il covid, o a Genova dove attraverso il patto di collaborazione si distribuiscono attraverso 120 volontari circa 180 tonnellate di cibo prossimo alla scadenza e che sarebbe quindi destinato a diventare un rifuto. Si è calcolato che il comune di Genova tramite questa attività aiuta circa 2000 cittadini che usufruiscono di un sostegno alimentare e inoltre risparmia 300.000 euro circa l'anno in costi di smaltimento che altrimenti dovrebbe impegnare per lo smaltimento di 180 tonnellate di rifuti in più.

In altri casi i patti di collaborazione hanno riscoperto o valorizzato beni di un territorio come è avvenuto a Siena dove un gruppo informale di 10 cittadini, grazie al patto di collaborazione, prendendosi cura delle mura della città, uno dei luoghi più caratteristici della città, ha riscoperto una antica pianta di luppolo cresciuta spontaneamente nelle vicinanze delle mura. Oggi l'associazione, che nel frattempo vanta 120 iscritti, oltre a prendersi cura delle mura produce anche una birra di qualità grazie anche alla collaborazione con l'università di Siena e organizza vari eventi che trattano del luppolo e della birra.

È importante sottolineare come i principi e le proposte di amministrazione condivisa muovano da uno spirito di cooperazione e condivisione che può essere molto più fruttuoso ed efficiente per le comunità rispetto alle logiche e ai meccanismi di competizione. È quanto avvenuto in circostanze molto delicate come l'assegnazione dei beni confiscati alle mafe. Anche per le associazioni più preparate, infatti, non è facile gestire un bene confiscato soprattutto quando non si ha il consenso e la partecipazione del territorio. È importante per questo creare rete e non competizione.

A Bagheria, per esempio, era stato pubblicato il bando per l'assegnazione della villa del luogotenente di Bernardo Provenzano; alcuni cittadini insieme all'amministrazione decisero allora di coinvolgere 26 associazioni nella coprogettazione di un patto di collaborazione per l'uso della ex Villa Castello e al termine della fase di studio e di progettazione, la rete si è aggiudicato il bene e il 3 giugno del 2021 è avvenuta la consegna dei lavori di ristrutturazione del bene confiscato divenuto oggi il "Centro aggregativo polivalente Don Lorenzo Milani".

A Bagheria, come in altri comuni, la collaborazione tra cittadini e amministrazione ha messo a frutto l'investimento di tempo, competenze, idee, esperienze, che invece in tanti altri ambiti spesso neanche si considerano, e si è riconosciuta la valenza del capitale sociale che tali collaborazioni generano e i benefici derivanti alla comunità e agli individui coinvolti.

Tra i benefici che si possono generare con i patti di collaborazione, oltre al benessere derivante dal raggiungimento degli obiettivi dei singoli progetti, si può credere che un aspetto altrettanto importante sia la nascita di una nuova cultura civica dove ogni cittadino, oltre ad essere titolare di diritti e utente di servizi, diviene partecipe nell'esercizio dell'amministrazione di una comunità. Potrebbe essere questa, a nostro avviso, una delle vie per dare nuova linfa alle istituzioni e per restituire la giusta dignità alla democrazia e alla politica.

 

Firma QUI la petizione per chiedere alle istituzioni modicane di approvare il regolamento sui beni comuni

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